clic La mia vita è come il latte: è così bianca che quando ci cade una goccia di sangue si nota solo quella..
La trama e le recensioni di "Bianca come il latte, rossa come il sangue", romanzo di Alessandro D’Avenia edito da Mondadori. Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno.
Alessandro D’Avenia, trentadue anni, laureato e dottorato in Lettere classiche, insegna Lettere al liceo ed è sceneggiatore. Questo è il suo primo romanzo. Alessandro D’Avenia nato a Palermo 32 anni fa in una famiglia numerosa, ben 7 fratelli e sorelle , laureato in Lettere classiche , biennio di specializzazione per l’abilitazione all’insegnamento alla scuola superiore, poi supplenza al liceo romano DANTE e successivamente trasferitosi a Milano ove è residente, è divenuto insegnante di ruolo e contemporaneamente ha frequentato il corso di sceneggiatura all’università Cattolica.
Delicatamente, ma anche per caso, si è intrufolato nella loro quotidianità. Rubando loro solo un’ora. Ma rendendosi comprensivo e partecipe. Con le sue storie, con la sua sensibilità.
recensioni e immagini dal web |
Un libro pieno di sogni:Bianca come il latte rossa come il sangue di Alessandro D’Avena
Non perdere mai la speranza…
Non perdere mai la speranza nell’inseguire i tuoi Sogni, L’unico responsabile del tuo successo La libertà e’ una scelta che soltanto tu puoi fare: Mentre noi possiamo orientare Peter O’Connor, da “Ali sull’oceano” |
Già la pioggia è con noi di Salvatore Quasimodo
Già la pioggia è con noi
Già la pioggia è con noi, Salvatore Quasimodo
Buon giovedì con la pioggia… da Sofia |
Duisburg: La Tragedia alla LoveParade
Perchè?
DUISBURG (GERMANIA) – La povera Giulia Minola era solo una delle tante ragazze e dei ragazzi italiani presenti sabato allaLove Parade di Duisburg. Il giorno dopo la tragedia, i giovani italiani che hanno invaso la città nel cuore della Ruhr appaiono affranti e sconvolti e s’interrogano su quello che è accaduto: “E’ da irresponsabili organizzare una festa del genere mettendo tutte quelle transenne e imponendo un unico ingresso – sbotta Riccardo, trentunenne napoletano, alla sua seconda consecutiva “festa dell’amore” –. Nel 2008 a Dortmund la polizia supervisionava da lontano gli ingressi (ce n’erano almeno una decina), ma non eseguiva controlli e perquisizioni com’è avvenuto quest’anno. Hanno davvero peccato di superficialità". ATTIMI DI PANICO – Secondo Giada, studentessa ventitreenne dell’università “La Sapienza” di Roma, già dall’inizio della giornata si capiva che qualcosa poteva andare storto: “Siamo arrivati all’evento verso le due del pomeriggio. Decine di migliaia di persone si dirigevano verso il tunnel. Si camminava molto lentamente e ci sentivamo schiacciati dalla folla. Dopo aver superato tunnel alcuni ragazzi, stanchi di seguire una fila infinita e soffocati dalla ressa, hanno buttato giù delle transenne e sono saliti su una rampa per aggirare la calca e raggiungere dall’esterno l’arena. In quel momento anch’io ho vissuto attimi di panico”. L’OPPORTUNITA’ D’INTERROMPERE LA MUSICA – Diversi connazionali si dichiarano sconcertati perché l’organizzazione non ha ritenuto giusto informare i partecipanti di ciò che era accaduto all’ingresso. Si è continuato a ballare come se nulla fosse: “Ci hanno tenuto all’oscuro di tutto – conferma la ventiquattrenne Laura Smurro – Per ore, hanno pompato musica da brivido e noi abbiamo continuato a festeggiare e a ballare. Poi a un certo punto mi chiamano i miei genitori. Sono preoccupati e mi raccontano cosa è successo. Resto davvero senza parole. Avrei preferito che la festa fosse interrotta”. Di diverso avviso Claudia, trentacinquenne napoletana, veterana della Love Parade: “La festa non poteva essere interrotta. Se fosse accaduto, la polizia, oltre a gestire il dramma dei morti e dei feriti, avrebbe dovuto organizzare l’improvvisa uscita dall’arena di oltre un milione di persone. Si poteva verificare una seconda tragedia”. ALL’AEROPORTO I REDUCI DELLA FESTA – Nel piccolo aeroporto di Weeze, scalo che si trova a circa un’ora da Duisburg, le facce stanche e abbattute dei reduci della Love Parade si riconoscono da lontano: Paolo, giovane milanese che guida un gruppo di sette amici, commenta amaramente: “Quello che è certo è che non vedremo mai più una festa del genere. Sicuramente qualcuno darà la colpa alla droga o ai fiumi di alcol che giravano all’interno dell’ex scalo merci dismesso. Ma la verità è che tutto poteva essere evitato con un po’ più di organizzazione”. Anche Martin dichiara che non bisogna travisare il senso della festa: “La Love Parade è profondamente cambiata. Se vent’anni fa era un evento che interessava solo agli amanti della musica tecno, oggi è diventato una festa popolare e continentale. Durante l’ingresso e poi, più tardi, all’interno dell’arena ho visto tante famiglie con figli. Addirittura c’era una donna incinta con un passeggino. Ero felice di ballare e di stare assieme a migliaia di tedeschi e di europei che si divertivano assieme, senzabarriere e divisioni. Mai avrei immaginato che di lì a poco si sarebbe scatenato l’inferno". Francesco Tortora da corriere.it
Love Parade
|
Mino D’Amato: L’uomo della televisione
clic E’ morto Mino D’Amato, 72 anni, giornalista tv. Aveva cominciato a lavorare in Rai nel 1968 ed era diventato subito inviato di guerra: Vietnam, Cambogia, Afghanistan. Proprio in Afghanistan riuscì a realizzare, per primo nella storia, una diretta via satellite dalle trincee. E’ passata alla storia della televisione la sua camminata sui carboni ardenti durante una puntata di Domenica In dell’edizione 1985-86. Una edizione davvero speciale, quella, dove insieme a D’Amato c’erano anche il Trio Soenghi, Marchesini, Lopez, Elisabetta Gardini e Gina Lollobrigida. Mino D’Amato è sempre stato un giornalista avventuroso, coraggioso e dirompente. Fu ideatore e conduttore del programma Alla ricerca dell’Arca, la scienza in formato famiglia. Aveva poi lavorato con Rete 4, Montecarlo per poi tornare in Rai.
E’ stato uno dei primi giornalisti a portare in televisione l’argomento drammatico dell’Aids, in special modo dedicandosi ai bambini orfani malati di Aids della Romania, attivandosi con adozioni e iniziative di vario tipo. Nel 2000 era sceso in politica, politica prima con Alleanza Nazionale e poi con Forza Italia, fino alla creazione di una Lista in sostegno di Rutelli. Da qualche tempo era malato di tumore.
addio all’uomo della televisone…. |
La dignità e il coraggio di Eleonora Moro
La dignità e il coraggo
clic di Eleonora Moro
Eleonora MoroScompare a 95 anni la vedova dell’ex statista democristiano. Per 32 anni tra ricordi e recriminazioni contro ex amici. Condannò senza appello Stato e Dc "Sulla vita e sulla morte di Aldo Moro giudicherà la storia". Fu lei, Eleonora Moro a chiudere la vicenda terrena di suo marito, nel maggio del 1978, con queste poche parole e tre gesti per l’epoca dirompenti: no a funerali di Stato, no a medaglie e no a lutto di Stato. Nulla che venisse dal potere politico era, dopo la morte del Presidente della Dc, accettabile o credibile per la sua famiglia. Anche il funerale in forma strettamente privata fu qualcosa di simile a un "rapimento", che si concluse a Torrita Tiberina. Un funerale in forma strettamente privata, quasi schiva, lontano da telecamere e "certe facce". No alla Dc, no allo Stato, no alle verità di comodo, e sì alla ricerca di quelle ancora oggi inconfessabili sulla vicenda del rapimento di Moro e della uccisioni dei cinque fedelissimi della scorta. (di Paolo Cucchiarelli) da Ansa.it Mia dolcissima Noretta. C’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi. Per carità, vivete in una unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienmi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca) Anna Mario il piccolo non nato Agnese Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto. Un passaggio di una lettera scritta da Aldo Moro alla moglieEleonora Chiavarelli, dalle “Lettere di Aldo Moro dalla ‘Prigione del Popolo’”
“Ti abbraccio forte, Noretta mia, morirei felice se avessi il segno della vostra presenza, sono certo che esiste, ma come sarebbe bello vederla”.
|
La dinastia dei Tudor scritta da Philippa Gregory
La dinastia dei Tudor scritta da
Philippa Gregory
Philippa Gregory (Kenya, 9 gennaio 1954) è una scrittrice britannica, famosa soprattutto per i suoi romanzi storici. Nata in Kenya, all’età di due anni si trasferì con la famiglia in Inghilterra. A scuola, era una ribelle, ma decise infine di frequentare l’università, e terminò gli studi all’Università del Sussex. Lavorò poi due anni alla radio della BBC, prima di iscriversi all’Università di Edimburgo, dove ha conseguito un dottorato sulla letteratura del XVIII secolo. Si è poi dedicata all’insegnamento, all’Università di Durham, di Teesside e alla Open University. I suoi studi e il suo background accademico le hanno dato una vasta conoscenza di vari periodi storici, ma in particolare di quello della dinastia dei Tudor e del XVI secolo, tema centrale dei suoi romanzi più famosi. Il libro più famoso è senza dubbio L’altra donna del re, pubblicato nel 2002, da cui sono stati tratti uno sceneggiato televisivo per la BBC in due puntate con Natascha McElhone, Jodhi May e Jodhi May e un film per il cinema interpretato da Eric Bana, Scarlett Johansson, Natalie Portman e Kristin Scott Thomas.
Saga dei Tudor
|
Tabitha King
Tabitha King
Nata a Old Town (Maine) il 24 marzo del 1949, Tabitha Jane-Frances Spruce è una scrittrice americana di successo. Figlia di Raymond George e Sarah Jane White Spruce, Tabitha ha sette fratelli. Ha frequentato dapprima la scuola “St.Mary’s Grammar” di Old Town, successivamente la “John Bapst Memorial” di Bangor fino al 1967 e infine l’Università del Maine a Orono. Ha incontrato il suo attuale marito, il noto scrittore Stephen King, quando entrambi erano al college. Hanno deciso di sposarsi il 2 gennaio del 1971, dopo la nascita della loro primogenita Naomi Rachel. Nel 1972 nacque il loro secondo figlio Joseph Hillstrom e nel 1977 il terzo, Owen Phillip. Oltre ad essere una famosa scrittrice,Tabitha King è anche attiva socialmente ed è membro di numerosi comitati impegnati in iniziative umanitarie. “McDowell … stava completando questo romanzo, leggermente soprannaturale, quando morì nel 1999. Tabitha King lo ha ultimato splendidamente imprimendogli tono, aura e sapore, ottenendo un romanzo divertente e intrigante, magneticamente leggibile.” [Booklist] Michael McDowell, che è stato uno scrittore di magistrali romanzi horror nella più genuina tradizione gotica (tra cui la serie di Blackwater che viene rappresenta come un vero e proprio classico del genere), si è spento nel 1999 lasciando un manoscritto incompiuto che avrebbe dovuto essere il suo ultimo romanzo. Tabitha King, moglie diStephen King, autrice di una serie di romanzi di successo, ha completato l’opera iniziata da McDowell riuscendo così a dare vita a ‘Come candele che bruciano’ (Candles Burning) che la casa editrice Sperling & Kupfer ha pubblicato il 30 marzo 2010. ‘Come candele che bruciano’ ricorda un po’ i lavori di Peter Straub, ma la caratterizzazione voluta da Tabitha King lo differenzia essenzialmente per l’inserimento di temi come ‘il senso di colpa, l’innocenza e la corruzione‘, senza comunque fare a meno dell’horror e del soprannaturale nelle voci dei vivi e dei morti. Un romanzo che si muove ad un ritmo ipnotico, come una biscia d’acqua che avvistata la preda (leggi: il lettore) si avvicina sinuosamente per agguantarla. da vhttp://www.librinews.com/
Calliope "Calley" Dakin è la prediletta di papà, tanto da esasperare sua madre, Roberta Ann, appartenente alla antica – e prestigiosa – famiglia Carroll. Benché abbia sposato Joe Cane Dakin, e benché lui possieda una florida catena di concessionarie di automobili, Roberta Ann non gli permette mai di dimenticare le sue umili origini. Ma è Calley a subire maggiormente il disprezzo della madre, perché è in tutto e per tutto una Dakin di ceto inferiore. Sente inoltre cose che forse una bimba non dovrebbe sentire, e sa cose che una bimba non dovrebbe sapere…
L’amore è come una candela.Come una candela che brucia.Un giorno morirete ed appena lasciato il corpo vi accorgerete dicome andava vissuta questa vita: come una candela che brucia.Osservate la candela. Come resiste al vento con le sue deboli forze.Continua a bruciare senza risparmio, fino in fondo,senza chiedersi per chi o perché.Ricordatevi questo. La fiamma del cuore va tenuta accesa,senza scopo specifico, senza scadenza di tempo.Lasciate il vostro cuore acceso sempre.Questo è il fuoco che brucerà continuamenteperché l’uomo abbia un futuro : è il cuore.Così vive il cuore : questa è la sua dignità.Il suo essere cuore è bruciare, scaldare, illuminare.Ricordatelo anche nei momenti difficili.Costi quel che costi val sempre la pena di scaldare ed illuminare. Tratto dal libro: “ASCOLTA IL CUORE” di Ferro Ledvinka
|
Addio Lelio….
Lelio Luttazzi (Trieste, 27 aprile 1923 – Trieste, 8 luglio 2010) è stato un musicista, compositore, cantante, direttore d’orchestra, attore e presentatore televisivo italiano. clic
È morto Lelio LuttazziIl compositore è scomparso a 87 anni a Trieste. Soffriva da tempo di una neuropatiaLelio Luttazzi era nato a Trieste (la «sua» Trieste) il 27 aprile del 1923: aveva compiuto 87 anni. È stato uno dei personaggi di maggior successo della canzone italiana degli anni ’50 e ’60 ma soprattutto un protagonista della televisione, dell’epoca d’oro di Studio Uno, della radio e del cinema. Tra i primi ad inserire nella canzone italiana le strutture del jazz, un modo di comporre "swingato" che ha il suo primo esempio in «Muleta mia», una canzone scritta per Teddy Reno. Ma, rimanendo nell’ambito musicale, i titoli delle composizioni di Luttazzi comprendono «Una zebra a pois», cantata da Mina, «Il giovanotto matto», il classico di Ernesto Bonino, «Il favoloso Gershwin», «Promesse di marinaio» fino a quella che rimane la sua interpretazione più famosa e nostalgica, «El can de Trieste». da corriere.it
Lelio Luttazzi con Arisa a San Remo
Addio Lelio….. |
Poesie sull’Estate
Poesie Sull’ Estate
Buona Estate…. CLIC Estate Improvvisamente fu piena estate. La bianca e polverosa strada maestra era arroventata, H. Hesse
Notte d’Estate E’ una bella notte d’estate. A Machado
L’Estate Sui Campi Splende a distesa il giorno
Alfonso Gatto
Sera d’Estate E’ sera. Georg Trakl
Notte d’Estate L’acqua della fonte F.Garcia Lorca
D’Estate Le cavallette sole G.Pascoli
Estate Ardono i seminati, P.Neruda BY SOFIA |