Il peso della farfalla di Erri De Luca

Un breve bellissimo poetico racconto: l’incontro tra un vecchio camoscio e un vecchio bracconiere.

Il bracconiere aveva ucciso la mamma del camoscio, che era cresciuto con l’odore dell’uomo cacciatore nelle narici; diventato adulto aveva sfidato il maschio dominante ed era diventato il re del branco.

Il bracconiere è un uomo solitario, forte, esperto alpinista e spietato cacciatore. Si era ritirato in montagna dopo una gioventù passata nella città fra i rivoluzionari, fino allo sbando (autobiografico?).

Vive al margine del bosco, solitario, in una capanna; scende in paese una volta al mese, per caricare lo zaino di patate, cipolle, riso, lenticchie.

Il bracconiere aveva ucciso più di trecento camosci, ma cercava lui, il re dei camosci.

Una giornalista, in paese, lo vuole per una intervista; il bracconiere è dubbioso, è disabituato a stare davanti a una donna. Ci penserò, aveva detto. Decide, l’avrebbe incontrata, ma prima sarebbe salito a puntare il camoscio.

Da una intervista di Erri De Luca “Entrambi sono vecchi, in fine di carriera, si portano appresso una stanchezza assaporata, sanno che non ce ne è ancora, che non ne vogliono ancora.”

Sentono la fine vicina, forse la cercano, una fine dignitosa.

Il bracconiere sale la montagna, si apposta con il fucile, lucido e pronto.

“Andò a posarsi lì una farfalla bianca. La scacciò con una live mossa, per toglierla senza toccarla.”

Ma il re dei camosci è sopra di lui, aveva sentito il suo odore, è fermo impettito, una farfalla bianca sul corno sinistro.

Si lancia verso il cacciatore, ma lo grazia, lo sfiora appena, gli fa solo volare via il cappello con gli zoccoli posteriori.

Di più non dico, per non togliere comunque il piacere di un finale che si intuisce; il perchè del titolo, il peso della farfalla.

Dicevo che il racconto è molto bello: la descrizione della montagna e degli animali che la vivono, il personaggio del bracconiere, nella sua solitudine e coerenza ai suoi valori morali e  la scrittura, fatta di frasi brevi, rigorose, precise.

Erri De Luca

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Erri De Luca (Napoli, 20 maggio 1950) è uno scrittore, traduttore e poeta italiano.

Recentemente definito “lo scrittore del decennio” dal critico letterario del “Corriere della Sera” Giorgio De Rienzo, è anche poeta e traduttore.

Nel 1968, a diciotto anni, raggiunge Roma, dove prende parte al Gaos (Gruppo di Agitazione Operai e Studenti), gruppo che fonderà Lotta Continua a Roma. Erri diventerà in seguito il responsabile del servizio d’ordine di Lotta Continua. Inoltre dichiarerà più di recente che al momento dello scioglimento di Lc (Rimini, 1976) non volle entrare in clandestinità e convinse il servizio d’ordine romano a seguire la sua stessa strada.

In seguito svolge numerosi mestieri in Italia e all’estero, come operaio qualificato, camionista, magazziniere, muratore. Durante la guerra in ex-Jugoslavia è autista di convogli umanitari destinati alle popolazioni. Studia da autodidatta diverse lingue, tra cui lo yiddish e l’ebraico antico dal quale traduce alcuni testi della Bibbia. Lo scopo di queste traduzioni, che De Luca chiama “traduzioni di servizio”, non è quello di fornire il testo biblico in lingua facile o elegante, ma di riprodurlo nella lingua più simile e più obbediente all’originale ebraico.

Pubblica il primo romanzo nel 1989, a quasi quarant’anni: Non ora, non qui, una rievocazione della sua infanzia a Napoli.

Regolarmente tradotto in francese, spagnolo, inglese, tra il 1994 e il 2002 riceve il premio France Culture per Aceto, arcobaleno, il Premio Laure Bataillon per Tre Cavalli e il Femina Etranger per Montedidio. È del 1999 il libro Tu, mio.

Collabora a diversi giornali (La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Avvenire, Gli Altri) e oltre ad articoli d’opinione, scrive occasionalmente anche di montagna.

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